Marok è “Alone”

Liberazione

Vidi da vicino per la prima volta Gianni Maroccolo, o Marok come tutti lo chiamano, il 25 aprile 2015. Mi trovavo a Correggio: erano passati settant’anni dalla Liberazione, venti dalla prima edizione di Materiale Resistente, l’evento/concerto tenutosi nel 1995 per festeggiare il cinquantesimo anniversario della caduta del fascismo. Quel giorno, nel 2015, Materiale Resistente avrebbe replicato. Poche ore prima avevo chiesto a Massimo Zamboni un pass come fotografo, che mi venne subito concesso.

Pochi minuti dopo avere attraversato la transenna che separava il pubblico dal palco, mi trovai davanti Marok. Stava chiacchierando con Davide Ferrario, che assieme a Guido Chiesa aveva diretto il documentario relativo all’evento, vent’anni prima. Gli scattai una fotografia. La prima di una lunga serie.

Marok e Davide Ferrario prima di "Materiale Resistente". Correggio (RE), 25 aprile 2015.

Una corsa con Marok

La storia che prese le mosse dalla pressione dell’indice dalla mia mano destra sul pulsante di scatto è lunga e complessa. Da sola, merita un libro che ho già scritto. S’intitola “Una corsa”, e ho intenzione di pubblicarlo nel 2019, anche se è finito ormai da un anno. Non indugerò troppo in particolari, quindi, ma da quel giorno presero le mosse alcune tra le cose che mi hanno portato qui. Perfino l’esistenza di questo sito e blog non è sconnessa da quegli avvenimenti, anzi: ne è quasi una conseguenza. Resta il fatto che, assieme a Marok, ho percorso diverse strade a cavallo tra il 2016 e oggi.

In questo periodo sto realizzando i contenuti della comunicazione che prepara la pubblicazione del nuovo album, il primo volume di una collana che s’intitolerà “Alone”. Si tratta di un “album perpetuo”, come Gianni lo ha definito: non una semplice serie di titoli racchiusi sotto un singolo nome, ma una collezione di nuove musiche che si sveleranno con cadenza perfettamente semestrale. A partire dal 17 dicembre 2018, data annunciata di pubblicazione del “Volume 1”, ogni sei mesi verrà reso disponibile un nuovo capitolo.

La copertina del capostipite di questa serie è già stata svelata qualche tempo fa. Ritrae un meraviglioso bue muschiato ed è opera di quel grande illustratore che è Marco Cazzato, al quale Marok ha commissionato la realizzazione dell’artwork di tutta la collana.

Marok – "Alone", Vol. I: la copertina realizzata da Marco Cazzato

Davvero Marok viaggia solo?

Assieme a Marco Cazzato, partecipano al progetto una firma storica del giornalismo italiano: Mirco Salvadori, i cui scritti abbiamo letto su Rockerilla per molto tempo. Per “Alone”, Mirco cura i testi narrativi che accompagnano la musica, che in generale non prevede parti cantate – almeno non in senso canonico.

Contempo Records è la storica etichetta indipendente di Firenze che sta lavorando al progetto nella persona di Alessandro “Tozzo” Nannucci: qui potete trovare l’ultimo comunicato disponibile al momento della stesura di questo articolo. È stata organizzata anche una campagna di abbonamento ai primi quattro volumi, che comprenderà anche il “Volume 0” in omaggio: un album esclusivamente riservato agli abbonati, che non verrà mai reso disponibile separatamente. I dettagli si trovano qui. È anche possibile iscriversi ad Annonzé, la newsletter di Gianni Maroccolo, a questo link.

Il progetto è articolato e complesso, e non potevamo perdere l’occasione di fare qualche domanda a Gianni. L’abbiamo intervistato a Garlasco verso metà ottobre, nel buen retiro dei Deproducers, nella stessa occasione in cui abbiamo parlato con Vittorio Cosma e Riccardo Sinigallia. Il video è diviso in due parti: nella prima, Marok parla dell’idea alla base di “Alone”, della collaborazione con Iosonouncane ed Edda, ospiti illustri del “Volume 1”, e di cosa sopravvive del suo nobile ed enorme passato in questo nuovo capitolo musicale.

Non è finita qui

Nella seconda parte, Gianni spiega il significato del termine “Krautmarok”, coniato da Contempo Records per definire lo stile musicale di questa nuova avventura. Si parla anche dei ruoli dei tre collaboratori principali al progetto. Infine, Marok ci regala la sua interpretazione della parola “moonmusic” e ci svela cosa gl’ispira.

Marok – Foto promozionale per "Alone", 16 novembre 2018, Garlasco

Ho scattato questa fotografia il 16 novembre 2018, quasi tre anni precisi da quel 27/11/2015 in cui io e Gianni, a Roma, parlammo a lungo di un suo certo progetto, dopo una rappresentazione di “Epica Etica Etnica Pathos”. Quel progetto era il tour di “vdb23/Nulla è andato perso”, che ci ha permesso innanzitutto di conoscerci, collaborando. Quel percorso ci ha portati qui, a ciò che ora si chiama “Alone”.

Se il termine voglia indicare l’anello di luce che spesso circonda la luna (moonmusic, non a caso?) o se sia una parola inglese connessa alla solitudine, lo deciderà chi legge – e chi ascolta. Quel che è certo è che grazie a tutto questo siamo tutti un po’ meno soli. Più Alone, meno soli – non è fantastico?

La musica

Ci accompagna una musica che non si lascia definire. Affonda le sue radici nell’elettronica tradizionale, ma si contamina con linguaggi moderni, cercando collaborazioni con artisti di confine. Sempre spazia, apre e suggerisce orizzonti che a tratti ricordano gli anni ’70. Di quale secolo, però, non è dato dire, perché questo potrebbe anche essere in buona parte un Suono dal Futuro.

Ho avuto modo di ascoltare l’album in anteprima, fin dalle primissime demo giratemi da Marok. Posso affermare che sarà arduo trovare riferimenti diretti alle esperienze più amate dell’artista (Litfiba, CCCP, CSI). Allo stesso tempo, non sarà difficile riconoscere i germi di quelle musiche già “altre”: rivisitati, manipolati, dilatati in modo da adattarsi a quest’epoca strana rifuggendo ogni revival. Sembra un paradosso, ma è così: un album perpetuo proiettato nel futuro, che però affonda le sue radici in un passato ormai quasi remoto.

Ma soprattutto, dismetto per un attimo i panni di occasionale fotografo, tentato collaboratore, timido consigliere. Semplicemente come amico, non posso che augurare a Gianni/Marok: «Buon viaggio, Capitano!»