Gizmodrome, il supergruppo Cosmico

Ma Gizmodrome è un supergruppo?

Si definisce supergruppo una band i cui membri provengono da altri gruppi di fama. Per fare un esempio, i Blind Faith nacquero dalle ceneri dei Cream e dei Traffic con l’apporto di Ric Grech, bassista dei Family. Si potrebbero citare Crosby, Stills, Nash & Young, ma anche Emerson, Lake & Palmer – la lista è lunghissima. La maggior parte dei supergruppi nacque negli anni ’70: oggi sono più comuni collaborazioni non caratterizzate da un’identità di band. Inoltre, in Italia i supergruppi non sono mai andati molto di moda.

I Gizmodrome, però, fanno eccezione, perché sono certamente un supergruppo, hanno debuttato nel 2017 e uno dei fondatori è l’italiano Vittorio Cosma. Vittorio, tra le moltissime cose che ha fatto, è stato il propulsore principale dietro la nascita del gioiello noto come Deproducers.

La formazione di Gizmodrome è davvero cosmica: Stewart Copeland alla batteria, Adrian Belew alla chitarra, Mark King al basso e, naturalmente, Vittorio Cosma alle tastiere. Non può passare inosservato un gruppo i cui membri hanno militato in The Police, Talking Heads, King Crimson, Level 42, PFM, Elio e le Storie Tese. Né si possono sottovalutare collaborazioni con personaggi come Frank Zappa e David Bowie.

Quando venni a conoscenza del progetto, attesi con trepidazione la pubblicazione dell’album (settembre 2017). Ascoltato l’album, pianificai di andare ad ascoltare i Gizmodrome in concerto a Firenze nel marzo 2018, ma gravi problemi familiari m’imposero di rinunciare.

Gizmodrome – la copertina dell'album omonimo

Gizmodrome – ovvero del non-genere musicale

Definire la musica con dei generi è riduttivo: in realtà bisogna ascoltarla.

Sono parole di Vittorio, contenute in una videointervista realizzata lo scorso 17 ottobre, mentre eravamo in studio a Garlasco al seguito dei Deproducers. Era da un po’ che volevo chiedergli qualcosa in merito ai Gizmodrome, ma non avevo mai avuto l’occasione di farlo.

Riascoltando l’album, si può solo dargli ragione: è impossibile trovare un termine unico in grado d’inquadrare la miscela esplosiva di stili e influenze che caratterizzano il sound del gruppo. La musica dei Gizmodrome è affascinante quanto la loro nascita, perché a un certo punto la domanda sorge spontanea: “come si arriva ad avere gente come Mark King a bordo?” Vittorio ce lo spiega.

Un album che non tramonta

Questa è dunque una retrospettiva su un album uscito più di un anno fa. Lo sento però ancora attuale, perché la musica di qualità non conosce mode. Per trovare la chiave di lettura di Gizmodrome, probabilmente, non bisogna concentrarsi tanto sulle singole composizioni, quanto sul sound complessivo. È un disco realizzato da quattro musicisti che, palesemente, si divertono un sacco. Il risultato è necessariamente fresco e divertente a sua volta, pur restando di livello stratosferico.

Il gruppo suona come una vera band, piuttosto che come un progetto che nasce e si evolve in studio. Prova ne è l’annunciata pubblicazione di un album dal vivo, registrato nel corso del tour che ha toccato diverse zone del pianeta, compreso il Giappone. Prova ne è anche il video di Man in the Mountain, che rivela molto dello spirito del progetto ed è la perfetta dimostrazione dell’affiatamento esistente tra i musicisti.

Passato, presente, futuro

Robert Fripp una volta affermò che uno dei limiti dei musicisti “troppo” preparati consiste paradossalmente nel fatto di avere accesso al passato. Per loro è facile cedere alla tentazione di entrare in terreni ben noti, ripetendosi e in un certo senso appiattendosi. Ascoltando l’album, disponibile su iTunes, si ha la netta sensazione che questo rischio non abbia sfiorato Stewart, Adrian, Mark e Vittorio. Il loro mix fulminante di funk, prog, atmosfere, melodia, rock e quant’altro elude i generi pur restando godibile e stranamente riconoscibile. A maggior ragione per il pubblico italiano, grazie anche alla partecipazione di Elio al brano Zubatta Cheve, uno dei migliori dell’album. Nel testo, le lingue si mescolano a creare un linguaggio ibrido che non suona come nulla di noto, ma rimane tuttavia comprensibile. Parole libere, dunque, metafore perfette della musica di Gizmodrome.

Il gioco di parole del titolo afferma che questo supergruppo è “Cosmico”: stellare, di livello astronomico – ma anche legato al nome di Vittorio Cosma, che rimane uno dei pochi musicisti italiani in grado di sostenere il peso di una formazione simile. Nei Gizmodrome si scherza e si gioca con la musica, ma non si può scherzare troppo – perché i personaggi che ne fanno parte rappresentano la Storia.

Possiamo solo augurare a Gizmodrome di proseguire in quest’avventura, che – veniamo a sapere – si sta ulteriormente sviluppando. Chissà, magari saremo in grado di raccontarvi qualcosa “as things happen”, come dicono gli inglesi, dalla viva voce dei protagonisti.