Flavio Ferri, in volo con Houdini

Flavio Ferri – Testimone di passaggio (COVER)

Da quale rupe

Da quale rupe rantoli arbusto,
conoscenza dell’ombra e della frana
alterni sopra questo mio ritratto di dolore
prodigioso?

Sembra incredibile che sia già trascorso quasi un anno. Quando arrivarono i primi scheletrici provini di “Testimone di passaggio”, l’album di Flavio Ferri, queste furono le prime parole che ascoltai. Partii con i brani a caso, e il primo fu “Houdini”. Estrarre la chitarra e suonare una parte insistente e straziata sul finale fu un tutt’uno, A Flavio, che mi aveva chiesto di “fare qualcosa” sul suo disco, inviai la traccia chiedendogli se fosse la direzione giusta. Rispose che andava bene così, avevo finito.

La chitarra non era neppure ben accordata,  perché non pensavo che quella parte sarebbe stata definitiva. Anzi, ero un po’ scettico, ma quando il produttore dice “stop”, l’artista (sedicente tale) si deve fermare.

Qualche settimana dopo

Quando ascoltai il mix finito mi emozionai. Avevo davvero suonato quelle note? Le riconoscevo, ma allo stesso tempo non erano più mie. Si erano arricchite: Carlo Bertotti, storico sodale di Flavio nei Delta V, aveva aggiunto il suo tocco inconfondibile, anche se il brano era molto distante da ciò che ci si sarebbe aspettato dal progetto. (Si chiama alchimia, ed è un processo non lineare, naturalmente.)

E così oggi, 26 marzo, esce (per Vrec, come l’album) il Radio Edit di “Houdini”, ma senza essere pubblicato. L’album, tolti tre singoli, non si trova sulle piattaforme digitali: uno sberleffo e una mossa coraggiosa che nascono dal pensiero che i dischi siano oggetti fisici e come tali vadano toccati e ascoltati nel mondo reale. Di stream di bit ce ne sono già abbastanza.

L’assenza

“Houdini” è a disposizione delle radio e delle testate che vogliano condividerlo, assieme a un desolato video che ritrae Barcellona dall’alto, nel vuoto pandemico di questi mesi. D’altronde, lo afferma Flavio stesso, questo brano parla dell’assenza (anche dalle piattaforme digitali, in questo caso):

Un brano sull’assenza, la fuga, lo scomparire. Appena ho letto le parole che mi aveva mandato Luca Ragagnin ho capito che la mia idea che fosse tra i più grandi scrittori italiani era più che giustificata. Suonato da me e Carlo Bertotti, il mio compagno di tante battaglie (passate, presenti e future) coi Delta V e il prezioso contributo di Marco Olivotto. Il video e’ il percorso della funivia che a Barcellona porta dal Montjuic alla spiaggia di Sant Miquel alla Barceloneta. Un volo da una rupe all’acqua del mare.

A luglio 2020, tre mesi prima che l’album uscisse, ero proprio a Barceloneta con Flavio: al nostro seguito figli, borse, pensieri, progetti, speranze che il virus smettesse di flagellare i nostri piani. Non andò esattamente come auspicavamo, ma ricordo con affetto quel pomeriggio caldo, i piedi nell’acqua, l’architettura talvolta assurda di Barcellona. Vennero a trovarci amici come Olden e Ulrich Sandner, in un momento di agitata quiete. Giorni strani di viaggi inattesi su aerei improbabili, da aeroporti che minacciavano di chiudersi, e noi lì:

la cosa che si chiama volta a volta
sutura trucco stigmata del cuore.

Se volete compiere anche voi quel volo, lo trovate qui:

Flavio Ferri – "Houdini" (Radio Edit)

Gli album si acquistano

Soprattutto in questo periodo. Inutile girarci intorno: gli artisti fanno più fatica di altre categorie. I ristori, se mai arrivano, sono risibili. E chi pensasse che, in fondo, gli artisti non sono poi così utili, sia condannato a restare senza di loro per il resto dei suoi giorni. Senza la visione, senza le parole, senza il coraggio, senza lo scavo. Senza. As-senza.

Quindi, se mai sentiste la mancanza di qualcosa, potreste acquistare “Testimone di passaggio”. Basta un clic: CD o vinile.

E che non sia

come un’ultima rosa
suggello di estinzione.